La mia, è la professione più bella del mondo: matrimoni, gravidanze, neonati, bambini di ogni età, la mia esistenza è circondata dalla Vita, in ogni sua forma!
Nulla però è paragonabile alle sensazioni forti, impreviste e autentiche che mi travolgono durante un servizio di nascita in sala operatoria: emozione all’ennesima potenza.
Poter entrare in ospedale, in una sala operatoria, vedere e ascoltare ciò che succede adeguandomi al ritmo, utilizzare tutto il tatto, la delicatezza e la discrezione di cui sono capace: concentrazione al limite, calma e prontezza, nell’ombra, mi guidano ogni volta. E faccio fatica a contenermi… perché l’empatia sta alla base delle mie azioni, ma qui si parla di attimi, di un evento travolgente!
Poter raccontare l’attesa e i primissimi istanti di una nuova vita mi regala soddisfazioni che faccio fatica a descrivere a parole: il cuore batte forte, l’attenzione è massima verso il turbinio di ciò che succede, il rispetto totale verso chi sta lavorando; tutto senza perdere di vista l’obiettivo del racconto fotografico più unico che possa avere l’onore di documentare.
Succede tutto in modo metodico e concitato…
… per poi sentire la voce di un minuscolo neonato (insomma, in questo caso quasi 4 kg!) che riempie la sala operatoria: vorrei esultare ma devo essere lucido, vorrei rilassarmi ma resto teso e attento.
Riesco a rubare lo sguardo di mamma Veronica che accoglie il suo piccolo per la prima volta, poi l’emozione di papà Matteo che aspetta fuori , i due fratelli maggiori follemente curiosi di conoscere il nuovo arrivo, i parenti tesi e in attesa della notizia che porta sollievo, e felicità.
Vorrei abbracciare tutti, e ringraziarli, e fare il tifo per loro!
Come ho fatto in sala operatoria, dentro di me, per la mamma!
Alla fine, quando esco e torno studio in silenzio, in scooter, realizzo cosa ho vissuto, rivivo ogni momento!
… in quel momento il cuore riprende a battere forte e l’adrenalina si alza di livello: che magnifica avventura anche questa volta!
Un ringraziamento particolare a medici, ostetriche e tutto il personale sanitario che vive questo miracolo ogni giorno, che questa volta mi ha supportato (ma non sopportato, perché resto nell’ombra…).